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Era una notte senza luna, ma la foresta era illuminata da migliaia di lucciole che svolazzavano tra gli alberi. Era come se la natura avesse acceso le proprie luci per celebrare la vita che scorreva in ogni ramo, in ogni foglia, in ogni fiore. La foresta era un regno di pace e armonia, dove ogni essere vivente era in sintonia con il ritmo della natura.

In mezzo a questa meraviglia camminava un giovane guerriero, vestito di pelli e armato di spada e arco. Era alla ricerca di una sfida, di un avversario degno della sua forza e del suo coraggio. Era stanco della vita monotona del suo villaggio, dove non c’era niente da fare se non cacciare e coltivare. Voleva dimostrare a tutti, e soprattutto a sé stesso, di essere un eroe, un campione, un leader.

Si era addentrato nella foresta seguendo le tracce di un enorme orso che aveva ucciso e ferito diversi abitanti del villaggio. Era deciso a vendicare i propri compagnie a portare al villaggio la pelle dell’orso come trofeo. Era sicuro di poterlo affrontare e sconfiggere, anche se nessuno era mai riuscito in questa impresa. Era convinto di essere il prescelto, il destinato, il migliore.

Ma non sapeva che la foresta nascondeva un segreto, un mistero, una magia. Non sapeva che la foresta era protetta da uno spirito, una forza, una volontà. Non sapeva che la foresta era viva, e che non tollerava gli intrusi, gli arroganti, gli aggressori. Non sapeva che la foresta era la sua vera sfida, il suo avversario, il suo destino.

Quando arrivò vicino alla tana dell’orso si fermò e si preparò al combattimento. Tirò fuori la spada dalla fodera e la brandì con orgoglio. Poi fischiò per attirare l’attenzione dell’orso, che sbucò dalla sua caverna con un ruggito. Il guerriero lo guardò negli occhi e vide la sua ferocia, la sua potenza, la sua sfida. Si sentì esaltato e impaziente di iniziare la lotta

Prima che potesse fare un passo, però, sentì un rumore alle sue spalle. Si voltò e vide una scena che lo lasciò senza fiato. La foresta si era animata, e si era ribellata. Gli alberi si erano piegati verso di lui, come se volessero schiacciarlo. Le lucciole si erano radunate intorno a lui, come se volessero accecarlo. I fiori stavano sparando semi velenosi contro di lui, come se volessero avvelenarlo. Gli animali si erano uniti e avevano circondato lui e il lupo, come se volessero impedirgli di scappare.

Il guerriero capì di aver commesso un errore, un sacrilegio, una follia. Capì che aveva sfidato la foresta, e la foresta lo aveva punito. Capì che non era né un eroe, né un campione, né un leader ma era soltanto un uomo qualunque, un invasore, un nemico. Capì che non aveva alcuna speranza, alcuna scelta, alcuna via d’uscita.

Si inginocchiò e chiese perdono alla foresta, ma era troppo tardi. La foresta non ascoltava le sue parole, ma giudicava le sue azioni. La foresta non aveva pietà, ma solo giustizia. La foresta non aveva fine, ma solo inizio. La foresta lo inghiottì e lo trasformò ….. in un albero, in una lucciola, in un fiore. Lo trasformò in parte della foresta, della vita, della luce e della maestosità di essa.

Federico Classe III G